La Galaverna

La galaverna è un fenomeno meteorologico affascinante che si verifica soprattutto nelle fredde mattine invernali. Si tratta della formazione di un sottile strato di ghiaccio bianco che ricopre superfici esposte come rami, fili d’erba, recinzioni e tetti. Questo fenomeno si manifesta quando l’aria è satura di umidità e le temperature scendono al di sotto dello zero, ma non abbastanza da provocare una nevicata.

A differenza della brina, che si forma direttamente dalla condensazione del vapore acqueo in ghiaccio, la galaverna nasce quando goccioline di nebbia o di umidità in sospensione nell’aria si congelano a contatto con superfici fredde. Le goccioline, colpite dal freddo, si cristallizzano velocemente formando aghi di ghiaccio che si accumulano e creano strutture delicate e filigranate. In genere, la galaverna si forma durante la notte o al primo mattino, quando l’aria è più fredda e umida.

Il paesaggio coperto di galaverna assume un aspetto incantato, come se tutto fosse avvolto in un manto di ghiaccio scintillante. Questo spettacolo naturale è particolarmente comune nelle zone di campagna e montagna, dove l’umidità è abbondante e le temperature sono più rigide.

Anche se esteticamente spettacolare, la galaverna può creare disagi. Può rendere scivolosi i marciapiedi e le strade, e, accumulandosi sui rami degli alberi o sui cavi elettrici, può causare rotture o cedimenti per il peso del ghiaccio. Tuttavia, il fascino visivo della galaverna la rende uno degli spettacoli invernali più apprezzati, capace di trasformare un paesaggio ordinario in una vera e propria opera d’arte naturale.

In conclusione, la galaverna è uno degli esempi più belli di come la natura, anche nei momenti di maggiore freddo, possa regalare momenti di straordinaria bellezza.

Quante glaciazioni ci sono state sulla Terra?

Non si sa ancora con precisione quante glaciazioni ci siano state sulla Terra, e quando. I primi studi sistematici furono fatti all’inizio del secolo dai geologi Penck e Brueckner nella regione alpina. Essi conclusero che nel Pleistocene (il periodo più studiato: da due milioni a circa 10 mila anni fa) ci furono in quella zona quattro periodi di espansione e ritiro dei ghiacci. Le glaciazioni furono distinte con i nomi di fiumi: Günz, Mindel, Riss e Würm, e i periodi interglaciali come Günz-Mindel, Mindel-Riss e Riss-Würm.
Ma alcuni studiosi ipotizzano una quinta glaciazione (Donau), prima di quella di Günz. Altri affermano che negli ultimi 500 mila anni si sono avute cinque o sei glaciazioni, a cicli di circa 100 mila anni. L’ultima che ha interessato le Alpi si verificò tra i 18 e i 20 mila anni fa e il ghiaccio arrivò dove si trova oggi Cantù, in provincia di Como. Nel Pleistocene le glaciazioni interessarono anche Europa centrale, regione scandinava, Asia, America del nord, Africa e Australia. Altre glaciazioni si sarebbero avute prima del periodo Cambriano (circa 600 milioni di anni fa) e nel Carbonifero (circa 300 milioni di anni fa).

Il parco nazionale di Shiretoko

La penisola di Shiretoko è un angolo di Giappone selvaggio e sorprendente dove la natura regna incontrastata, con panorami fatti di aspre vette montuose, laghi di origine vulcanica, fiumi impetuosi e cascate di acqua bollente che si tuffano nell’oceano. Nel 2005 il Comitato del Patrimonio Mondiale  ha dichiarato l’intera penisola Patrimonio dell’Unesco in quanto riserva preziosa di biodiversità.

Il parco ospita numerosi animali selvatici come la volpe, l’orso bruno, l’aquila e il cervo, oggi tutelati in questa zona protetta. Le città di Utoro e Rausu sono i punti di partenza più comodi per scoprire questo luogo che offre tantissime attività in ogni periodo dell’anno, dal trekking ai bagni termali a cielo aperto.
Tra le varie attrazioni che offre il parco, sono imperdibili i banchi di ghiaccio che fanno la loro comparsa nel Mare di Okhotsk, trasportati verso le coste nipponiche dal nord-est della Russia. Questo fenomeno si origina alla foce del fiume Amur, che scorre a 1.000 km di distanza, al confine tra Cina e Russia. Quando l’acqua dolce del fiume Amur sfocia nel Mare di Okhotsk, la concentrazione di sale in quella porzione del mare diminuisce, causando il congelamento dell’acqua e la formazione di uno spesso strato ghiacciato galleggiante. Durante l’inverno questo processo si accentua notevolmente ed i banchi di ghiaccio alla deriva vengono trasportati verso le coste dell’Hokkaido dalla Corrente Soya attorno alla fine di gennaio, per poi diradarsi in aprile.

Sono disponibili tour in cui i partecipanti, indossando una muta protettiva, possono camminare sullo strato ghiacciato e persino nuotare, oppure crociere turistiche per ammirare il fenomeno direttamente dal mare. Oltre al ghiaccio, dalla barca si può avvistare la ricca fauna selvatica che popola le coste della penisola, tra cui le voracissime aquile di mare di Steller con un’apertura alare di oltre 2 metri.

Aquila di mare di steller

Le 10 nazioni più fredde del mondo

Per chi vive in Italia, o ancor meglio nel Sud del Belpaese, il concetto di freddo è assai diverso da quello di un abitante del Nord Europa, dove chi starnutisce schizza ghiaccio come se fosse grandine. Il freddo che si prova in alcune zone del mondo è al di fuori delle esperienze di molte persone, soprattutto se abituate a climi miti.
Per avere un’idea più precisa di quali condizioni ambientali possa riservare il nostro pianeta, basta dare un’occhiata alle 10 nazioni più fredde del mondo (è stato escluso l’Antartide, poiché non è una nazione e non appartiene ad alcun paese, anche se qui è stato registrato il record di temperatura più bassa mai raggiunta nel pianeta: -89,2 ºC a Vostok nel 1983).

GROENLANDIA. Per la maggior parte dell’anno il paese è coperto dal ghiaccio e la temperatura media è di -10 °C. Durante i freddissimi inverni la temperatura tocca facilmente i -65 °C e durante l’estate non si superano mai gli 8 °C.

Tipico villaggio della Groenlandia

 

ESTONIA. Gennaio è il mese più freddo con temperature diurne che di solito stanno intorno ai -5 °C ma, in alcuni casi, i mesi invernali possono essere più freddi, con temperature molto al di sotto dello zero, circa -20 °C o meno e con forti freddi venti che provengono da nordest.

NORVEGIA. Anche se il paese in sé è molto freddo, quella che batte i record delle basse temperature è la parte interna della Norvegia. Durante l’inverno, le regioni interne sono più fredde rispetto alla costa, le cui temperature sono mitigate dai venti caldi provenienti dal mare da occidente.

BIELORUSSIA. La Bielorussia è uno di quei paesi con un tempo relativamente bello durante l’estate, ma terribilmente freddo in inverno. La temperatura media annuale è di circa 7 °C.

RUSSIA. La temperatura media massima nel mese di gennaio è di -8 °C, mentre la minima media scende a circa -27 °C. Il paese è la patria di Oymyakon, il luogo abitato più freddo del mondo con temperature che arrivano fino a -71,2 °C.

Monumento nella città di Oymyakon con la scritta “Polo del freddo” (Siberia)

 

CANADA. In Canada c’è la città più fredda del Nord America, Snag, nello Yukon, le cui temperature raggiungono i -63 °C.

ISLANDA. Il nome del paese, Iceland (terra del ghiaccio), la dice lunga sulle sue temperature. Mentre le aree a bassa quota sono a zero gradi, quelle a quota più elevata possono arrivare a -30 °C.

FINLANDIA. Una parte del paese si trova oltre il Circolo Polare Artico e i rigidi inverni durano non meno di quattro mesi, con temperature che possono scendere fino a -45 °C.

LITUANIA. Questo paese del Nord Europa è molto freddo, soprattutto in inverno. In alcune zone sono comuni temperature di -20°C, con punte minime di -34 °C nelle zone costiere e -43 °C nella parte orientale. La neve è presente da ottobre ad aprile.

MONGOLIA. Situata in Asia Centrale, tra la Cina e la Russia, la Mongolia ha temperature medie durante gli inverni, da ottobre ad aprile, inferiori a zero gradi, mentre il resto dell’anno è solo qualche grado più caldo.

Yurt – tipica abitazione della Mongolia

In inverno metà delle cadute sono a causa del ghiaccio

Secondo l’ Istituto Nazionale Svizzero di Assicurazione contro gli infortuni, metà delle cadute in piano in inverno, si verificano per causa di neve o ghiaccio; soprattutto durante la settimana tra le 6 e le 8 del mattino. Per evitare le cadute e le dolorose lesioni che ne conseguono, occorre essere prudenti, uscire di casa un po’ prima e vestirsi in modo adeguato.

In inverno sentieri e strade si trasformano in vere e proprie piste di pattinaggio. Fango e neve si accumulano creando ostacoli inattesi in cui è facile inciampare. In caso di caduta, l’impatto avviene con il suolo gelato e causa lesioni talmente dolorose da richiedere un intervento medico.

Il ghiaccio è particolarmente insidioso e causa l’85% di tutte le cadute invernali. Se non applicate ramponcini antisdrucciolo alle scarpe o non avete un sostegno al quale appoggiarvi, provate ad adottare l’andatura del pinguino: avanzate a piccoli passi, quasi trascinando i piedi orientati leggermente verso l’esterno con la pianta ben appoggiata al suolo. Il baricentro del corpo è allineato alla gamba che effettua il passo e forma un angolo retto con il suolo.

 

 

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Neve e gelo: consigli per chi lavora all’aperto con il freddo

Il ghiaccio è il maggior pericolo che rende le strade scivolose. Per evitare eventuali cadute in piano e dall’alto le vie di circolazione e i posti di lavoro devono essere sgomberati oppure sbarrati. È importante avere a portata di mano sabbia, sale e pale per la neve. Le superfici non resistenti alla rottura devono essere individuabili per cui vanno opportunamente delimitate o messe in sicurezza con coperture idonee. Veicoli e macchine devono essere equipaggiati con pneumatici invernali, catene da neve, antigelo e sistemi di illuminazione. A chi lavora all’aperto si consiglia di indossare indumenti ad alta visibilità e con bande riflettenti per poter essere individuati facilmente anche al buio.

Spesso chi lavora all’aperto deve fare i conti non solo con il freddo, ma anche con l’umidità e il vento. Il freddo indebolisce il fisico e può compromettere la capacità di rendimento, la flessibilità e l’agilità dei lavoratori. Per fortuna però ci si può difendere scegliendo indumenti di lavoro, calzature, guanti e protezioni della testa, come una calotta sotto casco, adatti alla stagione invernale. Inoltre deve esserci la possibilità di usufruire di baracche e container riscaldati. È consigliabile distribuire bevande calde senza alcol e stabilire orari di lavoro e pause adeguati alle condizioni esterne, per aiutare i lavoratori a sopportare meglio i rigori dell’inverno.

Se si vogliono evitare gli infortuni è fondamentale sensibilizzare i dipendenti sui pericoli legati all’inverno. Il personale deve essere allertato sui rischi specifici legati a questa stagione. È importante nominare un responsabile che si occupi di spazzare la neve o di spargere la sabbia e il sale sulle strade. Inoltre, i superiori devono verificare che i provvedimenti stabiliti vengano effettivamente attuati. Se il rischio è troppo elevato, bisogna dire STOP e adottare le necessarie misure di sicurezza prima di riprendere i lavori. Anche in inverno non bisogna mai dimenticare che la sicurezza sul lavoro compete in primo luogo ai dirigenti.

Oltre al rischio di infortunio bisogna considerare, più semplicemente, i pericoli dovuti al freddo e all’umidità. Questo vale ad esempio per chi lavora nei settori dell’edilizia in generale, nel genio civile, in aziende forestali o in ditte di trasporti, per gli operatori di skilift e gli addetti alla manutenzione delle strade, o per chi opera in settori le cui attività si svolgono in acqua come pescatori, polizia marina, sommozzatori di professione, o ancora per chi lavora nell’agricoltura o presso il comune. Il rischio di subire danni da freddo aumenta con l’età e con l’assunzione di alcuni medicamenti, oltre che per il consumo di alcol e sigarette.

Se il vento e l’umidità riducono ulteriormente la temperatura cutanea, già in caso di basse temperature al di sopra dello zero è possibile subire danni alla salute. Guance, naso, padiglioni auricolari, dita, mani e piedi sono particolarmente soggetti ai danni da freddo. Se in questi punti la temperatura della pelle scende al di sotto dei 25 °C, il metabolismo locale rallenta, mentre il corpo necessita di una maggiore quantità di ossigeno per svolgere il lavoro. A partire da −3° C si può verificare un congelamento locale dei tessuti. Un altro danno da freddo a livello locale sono i geloni, ovvero lesioni cutanee dolorose, arrossate e pruriginose prodotte dall’infiammazione dei tessuti.

Consigli per evitare di ammalarsi quando si lavora all’aperto:
-Mantenere la pelle asciutta
-Mettere a disposizione un riparo dove riscaldarsi (ad esempio baracche o container)
-Indossare abiti, cappelli, scalda orecchi, guanti, calze, sciarpe e calzature invernali in materiale traspirante
-Cambiare il più in fretta possibile abiti e biancheria bagnati e aderenti al corpo
-Portare sempre con sé degli scaldamani