In inverno metà delle cadute sono a causa del ghiaccio

Secondo l’ Istituto Nazionale Svizzero di Assicurazione contro gli infortuni, metà delle cadute in piano in inverno, si verificano per causa di neve o ghiaccio; soprattutto durante la settimana tra le 6 e le 8 del mattino. Per evitare le cadute e le dolorose lesioni che ne conseguono, occorre essere prudenti, uscire di casa un po’ prima e vestirsi in modo adeguato.

In inverno sentieri e strade si trasformano in vere e proprie piste di pattinaggio. Fango e neve si accumulano creando ostacoli inattesi in cui è facile inciampare. In caso di caduta, l’impatto avviene con il suolo gelato e causa lesioni talmente dolorose da richiedere un intervento medico.

Il ghiaccio è particolarmente insidioso e causa l’85% di tutte le cadute invernali. Se non applicate ramponcini antisdrucciolo alle scarpe o non avete un sostegno al quale appoggiarvi, provate ad adottare l’andatura del pinguino: avanzate a piccoli passi, quasi trascinando i piedi orientati leggermente verso l’esterno con la pianta ben appoggiata al suolo. Il baricentro del corpo è allineato alla gamba che effettua il passo e forma un angolo retto con il suolo.

 

 

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CONAI: scendono ancora i contributi ambientali per acciaio, legno, plastica, bioplastica e vetro

MILANO, NOVEMBRE 2022 – CONAI, valutati lo scenario attuale della filiera del riciclo degli imballaggi e i pareri
dei Consorzi RICREA, RILEGNO, COREPLA, BIOREPACK e COREVE, ha stabilito nuove riduzioni del
contributo ambientale (o CAC) per gli imballaggi in acciaio, legno, plastica, plastica biodegradabile e
compostabile e vetro.

Inoltre, i valori dei materiali riciclati sul mercato, pur presentando in alcuni casi una prima significativa
flessione, si mantengono ancora alti, e continuano a generare effetti positivi per il Sistema consortile, in
particolare per acciaio, plastica e vetro.
Una situazione che permette così a CONAI di approvare nuove diminuzioni dei CAC per cinque materiali di
imballaggio. Le riduzioni saranno in vigore dal 1° gennaio 2023.
Si stima che le riduzioni appena approvate porteranno alle aziende risparmi da CAC per quasi 170 milioni di
euro nel corso del 2023.

Neve e gelo: consigli per chi lavora all’aperto con il freddo

Il ghiaccio è il maggior pericolo che rende le strade scivolose. Per evitare eventuali cadute in piano e dall’alto le vie di circolazione e i posti di lavoro devono essere sgomberati oppure sbarrati. È importante avere a portata di mano sabbia, sale e pale per la neve. Le superfici non resistenti alla rottura devono essere individuabili per cui vanno opportunamente delimitate o messe in sicurezza con coperture idonee. Veicoli e macchine devono essere equipaggiati con pneumatici invernali, catene da neve, antigelo e sistemi di illuminazione. A chi lavora all’aperto si consiglia di indossare indumenti ad alta visibilità e con bande riflettenti per poter essere individuati facilmente anche al buio.

Spesso chi lavora all’aperto deve fare i conti non solo con il freddo, ma anche con l’umidità e il vento. Il freddo indebolisce il fisico e può compromettere la capacità di rendimento, la flessibilità e l’agilità dei lavoratori. Per fortuna però ci si può difendere scegliendo indumenti di lavoro, calzature, guanti e protezioni della testa, come una calotta sotto casco, adatti alla stagione invernale. Inoltre deve esserci la possibilità di usufruire di baracche e container riscaldati. È consigliabile distribuire bevande calde senza alcol e stabilire orari di lavoro e pause adeguati alle condizioni esterne, per aiutare i lavoratori a sopportare meglio i rigori dell’inverno.

Se si vogliono evitare gli infortuni è fondamentale sensibilizzare i dipendenti sui pericoli legati all’inverno. Il personale deve essere allertato sui rischi specifici legati a questa stagione. È importante nominare un responsabile che si occupi di spazzare la neve o di spargere la sabbia e il sale sulle strade. Inoltre, i superiori devono verificare che i provvedimenti stabiliti vengano effettivamente attuati. Se il rischio è troppo elevato, bisogna dire STOP e adottare le necessarie misure di sicurezza prima di riprendere i lavori. Anche in inverno non bisogna mai dimenticare che la sicurezza sul lavoro compete in primo luogo ai dirigenti.

Oltre al rischio di infortunio bisogna considerare, più semplicemente, i pericoli dovuti al freddo e all’umidità. Questo vale ad esempio per chi lavora nei settori dell’edilizia in generale, nel genio civile, in aziende forestali o in ditte di trasporti, per gli operatori di skilift e gli addetti alla manutenzione delle strade, o per chi opera in settori le cui attività si svolgono in acqua come pescatori, polizia marina, sommozzatori di professione, o ancora per chi lavora nell’agricoltura o presso il comune. Il rischio di subire danni da freddo aumenta con l’età e con l’assunzione di alcuni medicamenti, oltre che per il consumo di alcol e sigarette.

Se il vento e l’umidità riducono ulteriormente la temperatura cutanea, già in caso di basse temperature al di sopra dello zero è possibile subire danni alla salute. Guance, naso, padiglioni auricolari, dita, mani e piedi sono particolarmente soggetti ai danni da freddo. Se in questi punti la temperatura della pelle scende al di sotto dei 25 °C, il metabolismo locale rallenta, mentre il corpo necessita di una maggiore quantità di ossigeno per svolgere il lavoro. A partire da −3° C si può verificare un congelamento locale dei tessuti. Un altro danno da freddo a livello locale sono i geloni, ovvero lesioni cutanee dolorose, arrossate e pruriginose prodotte dall’infiammazione dei tessuti.

Consigli per evitare di ammalarsi quando si lavora all’aperto:
-Mantenere la pelle asciutta
-Mettere a disposizione un riparo dove riscaldarsi (ad esempio baracche o container)
-Indossare abiti, cappelli, scalda orecchi, guanti, calze, sciarpe e calzature invernali in materiale traspirante
-Cambiare il più in fretta possibile abiti e biancheria bagnati e aderenti al corpo
-Portare sempre con sé degli scaldamani

Perché tremiamo quando abbiamo freddo?

Una delle reazioni più strane del corpo umano è quella di tremare quando fa molto freddo. Qual è il motivo? Perché non possiamo controllarlo?
È chiaro che la reazione del nostro corpo è strettamente relazionata con la temperatura esterna. Da dove parte tutto? Dal cervello, nello specifico l’ipotalamo.

L’ipotalamo, il nostro termostato:
All’interno del nostro cervello si trova l’ipotalamo. Formato da materia grigia, è una ghiandola piccola come un pisello, ma con un’importanza vitale. Le decisioni che prende questa regione celebrale, possono mantenerci in vita.
Tra tutte le funzioni dell’ipotalamo, che non sono poche c’è quella di regolare l’ingestione di alimenti, i nostri livelli ormonali, il sonno e la temperatura corporale. Si comporta come un termostato e regola la nostra temperatura in ogni momento, prendendo in ogni situazione la decisione più opportuna.

La nostra pelle è piena di recettori della temperatura:
Concentriamoci sulla funzione termoregolatrice dell’ipotalamo. Quando i termorecettori che si trovano nella nostra pelle considerano che il freddo esterno mette a rischio il mantenimento della temperatura corporea, inviano un  segnale di avviso all’ ipotalamo. Una volta processato l’avviso, l’ipotalamo manda l’ordine ai muscoli del corpo affinché producano movimenti di contrazione ripetutamente.

I muscoli come fonte di calore:
Quando i muscoli lavorano, si produce energia sotto forma di calore. I muscoli iniziano a consumare energia corporea per trasformarla in calore. Questo è il sistema che il corpo utilizza per compensare una forte discesa termica esterna, ma lo fa anche in altri casi come quando abbiamo la febbre o abbiamo paura.

Non possiamo controllare il tremore:
Il segnale che l’ipotalamo manda ai muscoli provoca movimenti completamente involontari. Se quando tremiamo dal freddo proviamo a smettere, non ci riusciremo. Possiamo resistere qualche secondo, ma poi il tremore può essere addirittura più intenso. In questo modo il corpo, che è sempre molto intelligente, si assicura che la temperatura corporale salga e non possiamo fare nulla per impedirlo.

Germania: entra in servizio la prima linea ferroviaria a idrogeno

Dopo quattro anni di sperimentazione, Alstom annuncia ufficialmente l’entrata in servizio dei propri treni a idrogeno Coradia iLint, in quella che sarà la prima linea ferroviaria al mondo a zero emissioni di CO2, adibita al trasporto passeggeri.
14 treni a idrogeno di Alstom sostituiranno gradualmente i vecchi treni a diesel nella tratta della rete ferroviaria regionale della Bassa Sassonia, in Germania, collegherà le località di Cuxhaven, Bremerhaven, Bremervörde e Buxtehude.
Con un’autonomia di 1000 Km, i treni a idrogeno raggiungono una velocità massima di 140 Km/h emettendo unicamente vapore acqueo e condensa. Il rifornimento è affidato alla stazione del partner ingegneristico Linde di Bremervörde, caratterizzata da 64 serbatoi di stoccaggio ad alta pressione (500 bar) con una capacità totale di 1800 Kg, sei compressori di idrogeno e due pompe di carburante.
Progettato dal team Alstom di Salzgitter (Germania), il Coradia iLint presenta numerose soluzioni tecnologiche all’avanguardia, proclamato vincitore del German Sustainability Design Award 2022: conversione di energia pulita, accumulo flessibile di energia nelle batterie, gestione intelligente della forza motrice e dell’energia disponibile.

Treno a idrogeno Coradia iLint

Le nuove auto avranno il sistema di assistenza alla velocità

Le nuove auto vendute da luglio avranno l’obbligo di avere a bordo l’assistente alla velocità: si chiama Intelligent Speed Assistance e permette di avere informazioni e feedback in base alla velocità mantenuta e ai limiti previsti sulla strada.

All’interno di questo pacchetto di ADAS ci rientrano quindi sistemi come il rilevamento dei limiti su una strada, invii di feedback per far capire di aver superato un limite e addirittura persino la capacità di controllare la velocità adeguandola al limite. Il feedback potrà essere scelto dalla casa automobilistica e potrà essere acustico, tattile o persino attivo (riduzione di velocità).

Si prevede una riduzione del 30% delle collisioni, oltre che un passo aggiuntivo verso la guida autonoma. Ricordiamo infine che il riconoscimento della velocità massima consentita sarà gestito tramite GPS o riconoscimento dei segnali stradali.